L’ecosistema dell’innovazione necessita di investitori professionali e istituzionali per accompagnare i progetti innovativi nelle fasi più critiche del loro stadio di vita. La pandemia da Covid-19, se da una parte ha reso evidente l’inadeguatezza di una parte del tessuto produttivo al cambiamento, dall’altra ha favorito l’accelerazione di forme di investimento diretto nel capitale di rischio di progetti imprenditoriali altamente innovativi e caratterizzati da un alto grado di flessibilità. È il caso dell’iniziativa in capo alla Commissione europea, che ha lanciato una nuova formula di finanziamento per le startup che scopriremo di seguito.
Innovazione e venture capital: a che punto siamo?
La performance in ricerca e innovazione dei paesi UE continua a migliorare ad un ritmo costante, come confermato dal quadro europeo di valutazione dell’innovazione (EIS – European Innovation Scoreboard) per il 2020, mostrando un vantaggio rispetto agli USA ma perdendo posizioni rispetto ai maggiori concorrenti globali, quali Australia, Giappone e Corea del Sud. Per quanto riguarda l’Italia, pur presentando un trend positivo nell’ultimo decennio, non spicca né tra i leader né tra i paesi forti sull’innovazione, bensì figura tra gli “innovatori moderati”, con un rendimento inferiore a quello della media europea. Tra i 27 indicatori usati al fine di valutare il rendimento dell’innovazione, nel caso italiano, tra i più bassi vi è quello inerente finanziamenti e aiuti; questo include le spese di venture capital segnate al valore di 51,5 Summary Innovation Index, mentre il livello medio europeo si attesta almeno a 23 punti in più[1]. L’Italia sconta un forte ritardo per capitale investito nel venture capital e, nonostante alcuni sforzi siano stati compiuti negli ultimi anni, il tasso di crescita del settore è ancora inferiore rispetto a diversi paesi europei.
Molti progetti di ricerca hanno infatti difficoltà ad attrarre finanziamenti in equity e passare alla fase di commercializzazione. È per questo necessario colmare il gap di finanziamenti che interessa le attività di trasferimento tecnologico, vale a dire del passaggio di conoscenza, competenze, metodi di fabbricazione, campioni di produzione e servizi dall’ambito della ricerca scientifica a quello del mercato. Esistono già strumenti finanziari a supporto delle imprese innovative, sia tramite entità di carattere nazionale come CDP Venture Capital SGR – un vero e proprio impulso all’ecosistema del venture capital italiano –, sia a livello europeo, con il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) e le azioni della Banca Europea degli Investimenti (BEI). Invece, risale a giugno 2020 la notizia dell’istituzione di un nuovo fondo di investimenti creato dalla Commissione europea e che avrà quote di partecipazione previste tra il 10% e il 25%.
Per la prima volta la Commissione decide di fare la sua parte anche con degli investimenti diretti nel capitale di rischio delle aziende che fanno innovazione. L’iniziativa prende il nome di EIC Fund (in italiano European Innovation Council Equity Fund), e rappresenta uno strumento a sostegno dell’ecosistema innovazione e delle startup a livello europeo.
Cos’è l’EIC fund?
Nel giugno 2018, nel valutare i progressi del programma Horizon 2020, il Consiglio europeo ha invitato la Commissione a lanciare per il restante biennio 2019 – 2020 una nuova iniziativa a favore della crescita di PMI e startup innovative sui mercati europei e globali, vale a dire per la fase di scaling up. È stata così avviata la fase pilota dell’European Innovation Council (EIC) Accelerator, a sostituzione del precedente SME Instrument.
Il nuovo strumento del Consiglio europeo per l’innovazione, che troverà più completa realizzazione nel prossimo Quadro finanziario pluriennale 2012 – 2027, nonché nel futuro Horizon Europe, prevede un fondo ad hoc per attrarre co-investitori e investimenti privati.
La vera novità del fondo rispetto allo SME Instrument riguarda la modalità di finanziamento. Infatti, le aziende selezionate nell’ambito dei bandi dell’EIC Accelerator potranno accedere sia ad una sovvenzione (grant) – compresa tra 500 mila e 2,5 milioni di euro con un tasso di cofinanziamento del 70% – sia ad un finanziamento misto (blended finance) composto da un contributo UE e da una componente di equity. Proprio quest’ultima viene implementata per mezzo dell’EIC Fund, istituito a giungo 2020, il quale investirà tranche da 500 mila a 15 milioni di euro. La Commissione europea parteciperà così al capitale di rischio delle startup, con quote gestite dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI) nel ruolo di advisor. Inoltre, il fondo, con il consenso dei beneficiari, metterà in contatto le aziende con la sua rete di mentor, con l’obiettivo di fornire assistenza e raccomandazioni per sviluppare il progetto di business.
L’operazione della Commissione è rilevante sia perché permette di snellire il processo di assegnazione e gestione dei fondi, sia perché offre una maggiore e più concreta assistenza a coloro che fanno innovazione d’impresa ad alto impatto innovativo. Lo strumento EIC è dedicato a top-innovators, imprenditori, piccole compagnie e ricercatori con brillanti idee e l’ambizione di crescere a livello internazionale. Il finanziamento è pensato per prodotti, servizi o modelli di business radicalmente diversi da quelli esistenti, prevalentemente con applicazione deep tech, tra i cui settori prioritari troviamo energia, ingegneria avanzata, life sciences, digitale, spazio, azione per il clima, mobilità del futuro e innovazione sociale. L’EIC Fund vuole dare opportunità su scala globale alle startup che, pur avendo sviluppato innovazioni di alto valore, non riescono a raccogliere fondi a sufficienza per poter finanziare le loro attività.
Come sottolineato dal Vicepresidente della BEI, Ambroise Fayolle, le startup sono driver della creazione di lavori altamente qualificati e di crescita, nonché chiave della competitività e della leadership strategica d’Europa. Il fallimento del mercato europeo che rende difficile ottenere finanziamenti va affrontato. Primo nel suo genere, l’EIC Fund – sostiene la Commissaria europea per l’innovazione, Mariya Gabriel – aiuterà a portare rapidamente i prodotti delle startup sui mercati europei e globali, facendo crescere i talenti all’interno dell’UE.
Il potenziale italiano
Dall’avvio della fase pilota dell’EIC Accelerator nel novembre 2019, sono state 140 le PMI e le startup individuate dalla Commissione UE per accedere ai finanziamenti misti in equity, per un totale di circa 582,6 milioni di euro. Per quanto riguarda le selezioni di novembre 2019, gennaio e marzo 2020, tra le italiane hanno vinto il finanziamento solo due aziende[2]; il numero non cambia per luglio, quando le selezioni sono avvenute nello specifico nell’ambito del Green Deal e dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, come richiesto dall’aggiornamento di marzo 2020 al programma di lavoro EIC, che è stato finalizzato – tra le altre cose – a fornire speciale supporto alle iniziative imprenditoriali con CEO donna (“led by women”). Seguirà il round di novembre 2020 che, a seconda della domanda e della qualità delle proposte, potrà contare su almeno un terzo del budget totale messo a disposizione dal Consiglio europeo per l’innovazione, per un ammontare di circa 10 miliardi.
Vale la pena specificare che, secondo l’EIS 2020[3], l’Italia va molto bene nell’innovazione delle piccole e medie imprese, con un forte risultato in termini di innovazioni di prodotto/processo, organizzative e di marketing e infine di innovazione in-house, per un valore totale superiore di circa 13 punti a quello medio europeo. Il potenziale italiano necessario per accedere ai fondi è quindi altissimo e l’opportunità offerta dalla Commissione europea va colta e sfruttata nel migliore dei modi, ora più che mai, al fine di contrastare l’impatto pesantissimo della pandemia e di gestire efficacemente la trasformazione strutturale che caratterizza questo periodo.
Fonti:
[1] https://ec.europa.eu/growth/industry/policy/innovation/scoreboards_en
[2] https://ec.europa.eu/research/eic/pdf/ec_rtd_eic-accelerator-blended-finance.pdf
[3] https://ec.europa.eu/docsroom/documents/41880