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Guida al trading online | Part 3: azioni e obbligazioni

Breve rubrica sul perché la maggioranza di chi si approccia ai mercati perde soldi e sul come mettersi nelle condizioni di guadagnare nel tempo

Con questa rubrica di più articoli, a cura di Davide Serafini — studente di Economia e Finanza all’Università di Modena e Reggio Emilia e trader part time in opzioni con interesse per il trading quantitativo e sistematico —  affronteremo passo per passo il mondo del trading online, sfatandone alcuni miti ma allo stesso tempo dando una panoramica interessante da un punto di vista generale. Buona lettura!

Nella precedente puntata abbiamo percorso insieme i primi step per approcciare il mondo del trading, cercando di individuare gli strumenti e le modalità più consone per un principiante alle prime armi.

I prossimi articoli entreranno nel vivo della materia analizzando quelli che sono i principali strumenti finanziari sui mercati.

Riconoscete questa scena? Probabilmente ti sarà capitato la Vigilia di Natale di vedere “Una Poltrona per due”. I due protagonisti si ritrovano nella borsa valori di New York (anche se nella realtà i futures sulle materie prime sono scambiati a Chicago), a negoziare ”alle grida” i futures sul succo di arancia surgelato… Ma niente spoiler. 😉

Questi sono i mercati finanziari, o almeno lo erano.

Fino alla fine degli anni 90 (in Italia fino al 1994), le borse valori erano luoghi fisici, in cui i vari operatori si riunivano per comprare o vendere un determinato strumento finanziario, accordandosi sulla transazione a voce, poi successivamente trascritta su bigliettini da convalidare. Effettivamente al giorno d’oggi le transazioni non vengono più effettuate “alle grida” appunto, ma in maniera telematica. Questo permette a qualsiasi operatore anche dall’altra parte del mondo di poter negoziare un determinato strumento su qualsiasi mercato.

Vorrei quindi che sia chiaro cosa significa TRADING ONLINE; da intendersi come lo strumento per poter avere accesso ai mercati finanziari di tutto il mondo. Il trading online è stato una grandissima rivoluzione, seppur venga da molti demonizzato ed equiparato ad un casinò o a qualche truffa sul web.

Ma cominciamo la nostra analisi dei principali strumenti finanziari.

I principali strumenti finanziari sono:

1) AZIONI
2) OBBLIGAZIONI
3) ETF
4) FUTURES
5) OPZIONI
6) CERTIFICATES
7) FOREX

In questo articolo ci focalizzeremo in particolare su azioni e obbligazioni.

 

Le azioni

Le azioni sono probabilmente lo strumento più popolare, conosciuto anche dai “non addetti ai lavori”. Si tratta di titoli emessi da società per azioni (S.P.A.) e rappresentano una quota di proprietà della società. Il possesso di una azione implica al possessore, definito azionista, una serie di diritti. Infatti, l’azionista, ha il diritto di ricevere parte dei profitti di una società (dividendo) e di votare alle assemblee dei soci.

Il possesso di una azione non implica grossi rischi oltre alla normale fluttuazione del prezzo; non è possibile perdere più del capitale investito e in caso del fallimento della società non si è responsabili con il proprio patrimonio, che, quindi, non può essere attaccato dai creditori per saldare eventuali debiti.
Una società può emettere tipi diversi di azioni, oltre alle ordinarie, che conferiscono diritti diversi riguardo la partecipazione agli utili e il diritto di voto alle assemblee: le azioni privilegiate permettono all’azionista di votare solo alle assemblee straordinarie, ma in cambio si ottiene un diritto di prelazione sugli utili della società. Sono molto simili alle azioni risparmio, solitamente emesse da società quotate in borsa, che, a fronte di un dividendo maggiore rispetto alla azione ordinaria, non conferiscono all’azionista nessun diritto di voto.

Fare trading nel mercato azionario vuole dire comprare, o anche vendere, una piccola parte di una società quotata in borsa. Sembrerà strano ma sul mercato azionario è possibile fare lo SHORT SELLING, purtroppo tanto demonizzato dai “non addetti ai lavori”. È una pratica malvista in quanto si realizza un profitto nel caso in cui una azione scenda di prezzo: se per esempio volessi scommettere sul ribasso del titolo X potrei venderlo “allo scoperto” (cioè venderlo senza detenerlo in portafoglio), facendomi prestare quello stesso titolo da altri operatori sul mercato. In un secondo momento ricomprerei i titoli sul mercato realizzando un profitto qualora il titolo nel frattempo sia sceso di prezzo; viceversa realizzerei una perdita nel caso in cui il prezzo del titolo sia salito.

Per le azioni esistono due mercati: il mercato primario, dove avviene la Initial Public Offering, e il mercato secondario. Per IPO si intende il processo con il quale una società si quota in borsa, vendendo quote azionarie agli investitori che desiderano sottoscriverle. Il mercato secondario è invece quel mercato in cui, una volta fatta l’IPO, avvengono tutte le transazioni di compra-vendita delle azioni, tra i vari “operatori” sul mercato.

Il termine “operatori” nella frase precedente è utilizzato per un buon motivo, infatti, in base alla durata della detenzione dello strumento finanziario, si può parlare di ruoli e tipo di investimento diversi. L’azione è uno strumento che si presta a molteplici utilizzi, e da ciò conseguono due modelli e filosofie diverse di “approccio al mercato”: il trading e l’investing. Per trading si intende l’attività svolta dai diversi operatori (i trader) con un interesse di guadagno derivante dal movimento futuro dei prezzi al rialzo o al ribasso.

Tra i trader è poi possibile trovare approcci diversi in base alla durata della posizione in essere. L’operazione può durare qualche minuto per gli scalper oppure fino alla chiusura della giornata borsistica per gli intraday trader. Nulla vieta ai trader di tenere posizioni aperte anche più giorni fino a qualche settimana o mese, per chi per esempio segue stagionalità o portafogli azionari rotazionali, ma basandosi sempre su presupposti da speculatore e non da investitore. Solitamente le grandi perdite arrivano quando una posizione, nata per durare pochi giorni, finisce per durare anni e anni nella speranza che in futuro gli eredi possano almeno rivedere il capitale iniziale.

L’investitore, al contrario, fa appunto investing, cioè acquista azioni che ritiene sottovalutate per l’analisi fondamentale del bilancio, oppure che ritiene abbiano un potenziale di crescita importante nel lungo periodo. Proprio per investire sulla crescita dell’azienda (se non nella crescita stessa dell’economia americana o mondiale) l’orizzonte temporale di un investitore è molto lungo, da qualche anno fino anche a 40-50. Warren Buffett, che avevamo già citato nell’articolo precedente, è l’esempio di uno dei più grandi investitori di successo.

 

Le obbligazioni

Passiamo alle obbligazioni, un altro strumento molto diffuso soprattutto tra gli investitori più avversi al rischio. L’obbligazione è un titolo di credito che può essere emesso sia da società private che enti pubblici nazionali e sovranazionali. Come per le azioni, le emissioni di questi titoli hanno lo scopo di reperire liquidità per l’emittente.

Chi sottoscrive all’emissione o acquista successivamente, sul mercato secondario, una obbligazione diventa creditore dell’emittente, il quale ha l’obbligo a scadenza di rimborsare al detentore il capitale prestato più un interesse sul capitale. Gli interessi sul capitale vengono solitamente pagati periodicamente con delle cedole; le semestrali sono tipiche per le obbligazioni emesse da stati nazionali. Il mancato rimborso o non pagamento di una cedola dà diritto all’obbligazionista di richiedere il fallimento dell’emittente.

Per questo meccanismo le obbligazioni vengono ritenute meno rischiose, in quanto, molto probabilmente, al termine dell’investimento, l’investitore ottiene almeno il capitale iniziale investito, al contrario delle azioni, il cui investimento non ha limiti di tempo e non da alcuna garanzia sul risultato finale.

Gli elementi caratteristici di un titolo obbligazionario sono:

Ultimo dettaglio fondamentale prima di procedere all’acquisto di una obbligazione è osservare il rating dell’emittente, sia nel caso di stati nazionali che di società private. Il rating è un giudizio espresso da agenzie specializzate e indipendenti riguardante il grado di rischio di una società emittente. Le agenzie di rating assegnano un punteggio (il rating, appunto) sulla base di una scala di valutazione. Tale giudizio può anche differire da agenzia a agenzia.

L’obiettivo è non acquistare obbligazioni di società con un basso rating in quanto il rischio di non vedersi rimborsato il capitale può essere molto alto.
Per esempio in foto l’evoluzione del rating dello Stato italiano (rating speculativo è il grado a cui un emittente viene ritenuto più rischioso e i titoli che emette non possono essere acquistati da fondi pensione e gestioni patrimoniali).

Fonte: https://www.mazzieroresearch.com/rating-scope-conferma-litalia-bbb-ma-porta-loutlook-in-negativo/

Nel prossimo articolo continueremo l’analisi dei principali strumenti finanziari.

Articolo di Davide Serafini
Studente di Economia e Finanza all’università di Modena e Reggio Emilia. Trader part time in opzioni con interesse per il trading quantitativo e sistematico.

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