Il 14 febbraio 2020 è stato registrato il surreale picco di 20,7 gradi centigradi in Antartide, ad una sola settimana di distanza dalla precedente temperatura record di 18,4°.
Il fenomeno del climate change, al quale stiamo assistendo, porta con sé una problematica accertata, l’innalzamento del livello del mare. La visione più ottimistica è quella della NASA che stima un innalzamento di meno di 90 cm entro il 2100. 2 metri sono invece quelli stimati dall’IPCC (International Panel on Climate Change), mentre in un recente studio pubblicato su Nature Communications condotto da due ricercatori di Princeton si evince un innalzamento ancora maggiore e capace di costringere dai 150 ai 300 milioni di individui a diventare migranti climatici a causa della perdita di inimmaginabili sezioni di territorio.
Alla luce di questi dati viene naturale pensare ai Paesi Bassi, nazione che vede il 26% della propria superficie nazionale sotto il livello del mare e in particolare a Nieuwerkerk aan des IJssel, il punto più basso d’Olanda (-6,76 metri s.l.m.). Proprio questa condizione, a prima vista di evidente pericolo, rende, grazie ad importanti studi e opere di ingegneria effettuati nel paese, lo stato del nord Europa il leader mondiale contro il climate change e in particolare nella lotta alle inondazioni legate all’innalzamento del livello del mare.
Molteplici sono le catastrofi che dal mare hanno colpito negli anni i Paesi Bassi. La più recente nel 1953, soprannominata Watersnoodramp (“grande alluvione”). Quest’inondazione, causata dalla combinazione di una alta marea primaverile con un forte ciclone extra-tropicale abbattutosi sul Mare del Nord, provocò 1836 decessi tra i cittadini olandesi. Questo tragico episodio sta alla base dell’adozione del famoso Deltawerken (“Piano Delta”), il sistema di strutture (13 per l’esattezza) anti tempesta più grande al mondo. La più importante di tali strutture è sicuramente Oosterscheldekering: lunga 8 chilometri, composta da 62 enormi paratie scorrevoli e in grado di isolare in soli 75 minuti l’intera Schelda orientale, una baia del sud-est dei Paesi bassi (dimensioni di 350 km2 ).
Le sfide che nel passato hanno messo in ginocchio l’Olanda, nel prossimo futuro interesseranno moltissime grandi città come la nostra Venezia, oppure New York, Shanghai… Si tratta di città che, secondo Henk Ovink, direttore di un’agenzia per lo studio delle acque nei Paesi Bassi, sarà impossibile salvare tutte nel lungo termine. Pensiamo all’Indonesia che consapevole di tali prospettive prevede di dover spostare la sua capitale da Giacarta. Proprio per questo il paese del nord Europa risulterà per la comunità internazionale un imprescindibile alleato in questa “lotta”.
Dal 1953, in Olanda, tutto è cambiato e la sicurezza è diventata un obiettivo costantemente perseguito, tanto che ancora oggi lo 0,1% del PIL olandese (1,1 miliardi di euro) è destinato alla prevenzione contro le inondazioni. Harold van Waeren, Ministro delle Infrastrutture e della gestione delle risorse idriche olandese, dichiara <<se il livello del mare dovesse aumentare, i Paesi Bassi saranno l’ultimo paese ad essere evacuato>>.