Si sente sempre più spesso parlare di realtà virtuale VR (dall’inglese “Virtual Reality”) e realtà aumentata AR (“Augmented Reality”), ma cosa sono effettivamente? E soprattutto in cosa si differenziano?
Difatti, sebbene la somiglianza dei nomi possa ingannare, sono due tecnologie completamente diverse sia da un punto di vista tecnico che concettuale, le quali hanno però dei punti di contatto.
Solo analizzando l’etimologia dei due termini ci si accorge della prima e grande differenza, infatti la parola “realtà” indica due mondi totalmente diversi: nel VR ci si riferisce ad una dimensione virtuale, creata appositamente, capace di trasportare verso orizzonti ignoti, frutto dell’immaginazione umana o dell’intelligenza artificiale, mentre nell’AR lo spazio in cui ci si muove è proprio la realtà, ovvero il mondo reale, a cui vengono aggiunte e sovrapposte informazioni digitali.
I concetti chiave su cui si basa la realtà virtuale sono: rappresentazione, indipendenza ed enfatizzazione. L’utente ha il controllo totale della situazione e inoltre indossa un visore, ovvero il dispositivo che permette di accedere al mondo virtuale e usa il suo corpo come input, infatti ha piena libertà di movimento e decisionale.
Le caratteristiche su cui si fonda, invece, la realtà aumentata sono: tridimensionalità, combinazione di oggetti virtuali e reali e interattività in tempo reale. Le interazioni si distinguono in esplicite, come il comportamento dell’utente nei confronti dell’ambiente circostante, e implicite, come la semplice esigenza di dover girare il display del dispositivo, ad esempio quello di uno smartphone, per poter visualizzare i contenuti, è un comportamento indiretto ma necessario e inevitabile.
Infine l’espressione con cui si ha meno familiarità è la realtà mista MR (“Mixed Reality”). È stata definita come una sorta di continuum tra realtà virtuale e aumentata, spesso sinonimo di quest’ultima e di fatto è una combinazione delle due, che rende possibili nuove interazioni tra uomo, computer e ambiente.
L’impiego di queste tecnologie può essere vasto, dall’uso didattico alla ricerca di laboratorio, si pensi alla possibilità di riprodurre un esperimento senza l’utilizzo di risorse “reali”, dai videogiochi all’ ambito industriale o, magari, durante una pandemia consente di frequentare con gli amici un bar “virtuale”.
A cura di Marco Succodato del VGen Engineering Hub