Cos’è WeChat, l’app cinese tuttofare

Qualcuno sapeva che in Cina fosse maledettamente difficile accedere a Facebook, Linkedin, Instagram, Twitter e qualsiasi altro servizio social che noi utilizziamo quotidianamente? Soltanto tramite l’installazione di una vpn si riesce ad accedere ai nostri social network ed è questo il motivo per cui, approdando in Cina, viene consigliato di scaricare WeChat, l’app che rappresenta praticamente l’unico modo digitale per comunicare all’interno del paese. Probabilmente tutti avranno sentito parlare di questa famosa app ma non sempre ci si è chiesti quali siano tutte le funzionalità che essa svolge.

WeChat è il sogno (inarrivabile) di tutti i Big Tech: permette di interagire a livello social, di effettuare pagamenti, di acquistare e persino di svolgere le pratiche comunali. Si tratta di un’app che porta all’estremo la digitalizzazione della vita digitale e di tutte le pratiche analogiche come gli acquisti, il pagamento delle bollette, la prenotazione per eventi e altro. All’utente non è richiesto nessun tipo di pagamento monetario, bensì un pagamento in termini di dati concessi alla piattaforma. WeChat ha un po’ le caratteristiche di tutte le app da noi usate quotidianamente messe insieme; ha le funzionalità di messaggistica istantanea come Whatsapp e Telegram, perrmette di fare video come su TikTok, ha le stesse funzioni social di Facebook e Instagram, ha il car sharing integrato di Uber, permette di ordinare qualsiasi cosa come Glovo e JustEat, ha un enorme marketplace, ha un sistema di pagamento interno utilizzato in praticamente qualsiasi attività cinese e, oltre tutto questo, ha numerosissime funzionalità di servizi pubblici online. Insomma, letteralmete un’app con cui poter effettuare qualunque cosa.

Una schermata del sistema di messaggistica istantaneo di WeChat.

Formalmente WeChat è stata fondata nel 2011 da un progetto del colosso Tencent, ma nel concreto la popolazione cinese è praticamente obbligata ad utilizzarla, tanto che tende ad identificarsi praticamente come una vera e propria app dello Stato. Ad oggi il numero di utenti utilizzatori è di oltre 1 miliardo, cifra piuttosto lontana dai numeri di Whatsapp e Facebook ma comunque superiore rispetto ad esempio ad Instagram e ad altre app. Quello che però è impressionante è il livello di utilizzo dell’app: si pensi che in Italia la durata media di utilizzo dei social è di circa 2 ore, mentre WeChat in Cina è utlizzata in media 4 ore al giorno. Questo dato da una dimensione di quanti dati personali passino ogni giorno sulla piattaforma.

Da qui tutta una serie di considerazioni orwelliane riguardo il rapporto tra l’azienda di Tencent e il governo cinese, sulle quali però non si sa molto. Teoricamente, WeChat è un’app disponibile in tutto il mondo anche se il suo utilizzo al di fuori della Cina è praticamente nullo. Oltre questo, la versione cinese di WeChat si chiama in realtà Weixin e ha alcune differenze rispetto alla versione tradizionale. L’azienda ha giustificato questa versione differente con “motivazioni legali di Stato“, anche se dubbi e perplessità permangono in tal senso.

Alcuni mesi fa in occasione del trentennale degli eventi di piazza Tienanmen di Pechino, il giornalista della BBC, Stephen McDonell, ha postato alcune foto della manifestazione e alcuni cittadini cinesi hanno interagito. Immediatamente WeChat ha bloccato l’account del giornalista per “voci maliziose”, e McDonell, per sbloccare il proprio profilo, ha dovuto “ammettere” di essere in torto tramite l’app e persino ripetere e a voce e davanti alla fotocamera alcune frasi citate dall’app. Insomma, WeChat si è presa timbro vocale e impronta facciale dell’utente.
A gridare al complotto a volte ci si prende…

 

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